mercoledì 31 agosto 2011

I compagni di classe, da Montezemolo a Magalli: «Snider il più bravo, ma Mario ci faceva copiare»

Curiosità...coincidenze..o cosa?

ROMA - Uno scherzo che già rivelava un destino da showman (aggiunto alla bocciatura in prima liceo) costò a Giancarlo Magalli l' espulsione dall' Istituto Massimiliano Massimo, severa scuola retta dai gesuiti, erede di quel Collegio Romano espropriato dal Regno d' Italia ai padri di sant' Ignazio nel 1870 e trasformato nel laico «Visconti». Racconta Magalli, allora compagno di classe di Mario Draghi (e non solo): «C' era non so che ingrato compito in classe. Passai la notte a comporre un cartello: "Comune di Roma-Aula chiusa per disinfestazione". Perfetto, avrebbe ingannato chiunque. Durante la messa del mattino, il corridoio era deserto. Sigillai la porta della classe col nastro adesivo, appesi la scritta. Successe il finimondo, qualche professore ci credette. Poi mi beccarono. E addio. Mario, che spesso ci passava i compiti in pullman, sicuramente se la ricorderà, quella mattinata...». Il Massimo di quegli anni produsse una manciata di sezioni piene di future personalità. Fino al V ginnasio Draghi studiò in classe con Luca Cordero di Montezemolo e Cristiano Rattazzi: «Poi Luca e Cristiano traslocarono al Morosini di Venezia. Luca non resistette moltissimo, sospetto per via della disciplina. Restammo sempre in contatto. Soprattutto dopo. Con Mario e Luca è sempre saldo un legame formidabile», racconta Paolo Vigevano, fondatore di Radio Radicale e ora capo delle relazioni istituzionali di Cos-Finsiel, licenza liceale classica nel 1966 (Draghi, invece, nel 1965). Ancora Vigevano: «Un altro collante era la squadra di pallacanestro dell' Istituto. Ci giocavamo Mario, io e Giovanni De Gennaro, oggi capo della polizia, che era in classe con me. Mario aveva un bel tiro, il suo modello era Bill Bradley, gran campione e poi senatore Usa». Nella terza sezione B del classico, maturità 1965, c' era Giuseppe Petochi, raffinato orafo romano (lavoro di famiglia dal 1884): «Il primo della classe era Francesco Snider, ora professore di chirurgia vascolare alla Cattolica. Però anche Mario era molto bravo in latino e in matematica. Diciamo uno di quelli che, quando sei in difficoltà, ti aiuta».

martedì 2 agosto 2011

N.W.O. dietro gli attentati di Oslo e Utoja

Mostra immagine a dimensione interaEsistono almeno dieci ottime ragioni per rivedere la versione ufficiale che le autorità e i Media ci hanno trasmesso del duplice attentato a Oslo e Utoja. 

Di queste, almeno sei valgono come moventi che potrebbero aver spinto coloro che sostengono un Nuovo Ordine Mondiale ad attaccare la Norvegia in modo che il sangue fungesse da monito per il futuro. Propedeutico a ciò l’entrata della Norvegia nell’Unione Europea.

In estrema sintesi: la mancata adesione all’UE; lo storico accordo di cooperazione siglato nel 2010 con la Russia e solo ora entrato in vigore; un’autonomia che si rispecchia in un Governo e un’economia forte che ha resistito alla crisi; una politica pronta a riconoscere la Palestina; le  risorse di petrolio e gas e gli appalti ventennali sui pozzi iracheni; la  decisione di ritirare le truppe dalla Libia; la spaccatura interna alla NATO facente capo a una politica filorussa; la presenza di una loggia massonica fondamentalista di culto svedese; le esercitazioni militari del governo norvegese che “avrebbero” – come nel caso dell’11/9 e di Londra 2005 - coperto l’operato dei terroristi. Infine, la testimonianza di numerosi sopravvissuti sull’isola di Utoja che ci fosse un vero e proprio commando che avrebbe affiancato Behring Brevik nella sua follia omicida.

Partiamo dall’evidenza: la mancata adesione della Norvegia all’Unione Europea. In due occasioni un referendum popolare ha bocciato l’ipotesi di entrare a far parte dei Paesi membri. Il no definitivo è arrivato nel 1994. Non solo, secondo un sondaggio il 66% della popolazione sarebbe contraria all’annessione. Su questa decisione peserebbe la crisi che hanno attraversato diversi stati membri una volta entrati nella UE.

lunedì 11 luglio 2011

Quel fenomeno della Goldman Sachs...

Relazione sugli interventi di Simone Santini in seno alle conferenze/dibattito sul tema "Crisi dei mutui e finanza mondiale: cosa ci riserva l'economia?" tenutesi ad Ancona il 27 ottobre 2007 e a Fano (PU) il 14 dicembre 2007, organizzati dal Centro Libero Analisi e Ricerche (CLAR).

Buonasera a tutti. Mio compito è cercare di illustrare come i meccanismi e le strutture di cui abbiamo sentito parlare finora, si incarnino poi in aziende e persone con nomi e cognomi ben precisi in grado di avere ripercussioni sulle nostre vite di tutti i giorni.
Per fare questo abbiamo ritenuto che il metodo più esplicativo fosse analizzare quella che è la Banca d'Affari più celebre al mondo (o forse dovrei dire la più famigerata), il cui nome riempie titoli e pagine dei media, specializzati e non, ovvero sto parlando della multinazionale finanziaria Goldman Sachs.

sabato 18 giugno 2011

BILDERBERG REPORT 2011

DI DANIEL ESTULIN
Danielestulin.com

Premessa

Nel mondo della finanza internazionale, c'è chi dirige gli eventi e chi reagisce agli eventi. Mentre si conoscono meglio i secondi, più numerosi, e apparentemente più potenti, il vero potere rimane ai primi. Al centro del sistema finanziario globale c'è l’oligarchia finanziaria oggi rappresentata dal gruppo Bilderberg.

L’organizzazione del gruppo Bilderberg è dinamica, si adatta ai tempi, assorbe e crea nuove parti mentre espelle quelle che decadono. I suoi membri vanno e vengono ma il sistema non è mai cambiato. È un sistema che si perpetua, una ragnatela virtuale di interessi finanziari, politici, economici e industriali intrecciati con il modello di fondo veneziano ultramontano al suo centro.



Ora, il Bilderberg non è una società segreta. Non è un occhio maligno che tutto vede, nè una cospirazione giudaico-massonica. Non c'è alcuna cospirazione anche se tanta gente con fantasia infantile la ritiene tale. Non c'è nessun gruppo di persone, per quanto potenti possano essere, che si siedono intorno a un tavolo in una stanza scura tenendosi le mani, con gli occhi fissi sulla sfera di cristallo, che pianificano il futuro del mondo.

Il Bilderberg non è un mondo cartesiano di fantasia, nel quale le intenzioni isolate di alcuni individui, piuttosto che le dinamiche di processi sociali, determinano il corso della storia come movimento di idee e tematiche che si sviluppano per le generazioni a venire. È scientificamente significativo che le più svariate teorie cspirazioniste popolari riflettano lo stile peculiarmente patologico della fantasia infantile associata ai culti di The Lord of the Rings, Star Wars e Harry Potter. La caratteristica forma di azione mentale che questi culti esprimono è il potere magico della volontà, che agisce fuori dalla dimensione spazio-temporale.

venerdì 27 maggio 2011

Obama, la guerra finanziaria e l’eliminazione di DSK


Non si può capire la caduta di Dominique Strauss-Kahn senza inserirlo nel contesto del progetto che incarnava la creazione di una nuova valuta di riserva internazionale, in programma per oggi 26 maggio 2011. Paradossalmente, un progetto atteso dagli stati emergenti, come pure dalla finanza apolide, ma rifiutata dai complesso militar-industriale israelo-statunitense. Thierry Meyssan alza il velo sul colpo di mano di Obama, per non dovere mantenere gli impegni assunti.
I francesi hanno assistito con stupore all’arresto negli Stati Uniti del loro leader politico più popolare, Dominique Strauss-Kahn. L’ex ministro dell’Economia, l’uomo che era diventato l’alto funzionario più pagato del mondo (stipendio base annuo, bonus esclusi e spese: 461510 USD) e che era sul punto, si diceva, di avvicinarsi alla presidenza della Repubblica. Questa personalità calorosa, nota per il suo appetito a tavola e a letto, a volte accusato di fare politica con dilettantismo mentre amava prendere del tempo per godersi la vita, è accusato di aver violentato selvaggiamente una cameriera in un albergo di Manhattan.
Per sei giorni, il francesi sono rimasti attaccati ai loro teleschermi a guardare inebetiti l’accanimento giudiziaria nei confronti un uomo che erano abituati a considerare come il rimedio possibile, dopo il disastroso quinquennio di Nicolas Sarkozy. La sua caduta è stata anche la fine delle loro illusioni.
Lo spettacolo di questo destino spezzato assomiglia a una tragedia greca. Il detto romano "Arx tarpeia Capitoli proxima" torna sulle labbra: la Rupe Tarpea, dove i condannati a morte venivano lanciati nel vuoto, era così vicina al Campidoglio, luogo simbolo del potere e degli onori.
Indipendentemente da ogni considerazione sulla sua innocenza o colpevolezza, il maltrattamento di una simile elevata personalità non può che causare ansia tra i semplici cittadini: se questi non riescono a difendersi, come possiamo sperare di farlo se fossimo accusati noi come lui?

Ascesa e caduta

Ma i francesi sono un popolo politicizzato, nutrito dalle lezioni di Machiavelli, senza averlo mai letto, si sono affrettati a mettere in discussione la fondatezza delle accuse contro il loro concittadino, DSK. Il 57% di loro, secondo i sondaggi, non crede a questa sordida storia che i media statunitensi si dilettano a raccontare. Alcuni hanno cominciato a immaginare gli scenari di possibili manipolazioni, mentre altri si chiedevano "Cui bono?" (A chi giova?).
In questo gioco, il primo nome che viene in mente è quello di Nicolas Sarkozy. Come non pensare a quando ci si ricorda che è diventato presidente presentando una denuncia contro il suo principale rivale, Dominique de Villepin, e trascinandolo in un caso rocambolesco di documenti falsi. Allora perché non un nuovo complotto per far fuori un nuovo concorrente?
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Vignetta di Plantu apparso su Le Monde del 25 maggio 2011.
E non importa che i due uomini avevano bisogno l’uno dell’altro per preparare i prossimi vertici internazionali, né che erano entrambi asserviti al Signore Supremo degli Stati Uniti. Sappiamo che i peggiori crimini richiedono il sangue di amici o meglio, dei parenti.
Inoltre, i francesi ignorano i legami di DSK [1], come hanno ignorato quelli di Nicolas Sarkozy, quando l’hanno eletto [2]. Mai la stampa li aveva informati che negli anni ’90, durante la sua traversata del deserto politico, è stato assunto come professore alla Stanford University da una certa Condoleezza Rice. Non sapevano che lui e i suoi luogotenenti Pierre Moscovici e Jean-Christophe Cambadelis erano responsabili del finanziamento del partito socialista e della Fondation Jean-Jaurès dal National Endowment for Democracy la facciata legale della CIA [3]. Non hanno seguito i suoi numerosi lavori e contratti con i think tank atlantisti, la German Marshall Fund of the United States [4] o il Bilderberg Group [5]. In definitiva, non sanno nulla del suo impegno per l’integrazione della Francia e dell’Europa in un mercato unico transatlantico, dominato dagli Stati Uniti.
I francesi non conoscevano i suoi stretti legami con Israele. Guidava, in seno al Partito Socialista il Circolo Blum, dal nome di un ex primo ministro ebraico. Questa discreta e potente lobby sorveglia, lontano dalla scena politica, tutti coloro che vorrebbero contestare il progetto sionista. Così fa cadere delle teste, come il politologo Pascal Boniface, che ha evidenziato carattere elettoralmente controproducente del supporto a Tel Aviv, in un paese dove il 10% della popolazione è di cultura araba. DSK ne se cache pourtant pas. DSK non copre ancora. Afferma senza mezzi termini: "Credo che ogni ebreo della diaspora e della Francia dovrebbe fornire un aiuto a Israele. É perciò importante che gli ebrei si assumano delle responsabilità politiche. Insomma, nelle mie funzioni e nella mia vita quotidiana, attraverso tutte le mie azioni, cerco di apportare la mia modesta pietra all’edificio di Israele". Strano per qualcuno che è in corsa per la presidenza francese. Poco importa, è così gioviale.
Tuttavia, nulla è stato risparmiato a Dominique Strauss-Khan e a coloro che lo amano: mentre lui è stato posto in custodia cautelare, poi in detenzione, senza aver mai la possibilità di parlare, il Procuratore di New York ha fatto distribuire ai media un atto d’accusa dettagliato.
Vi si legge la descrizione freddamente clinica dei reati imputati: "L’imputato ha tentato di avere, con la forza, sesso orale e anale con una terza persona; l’imputato ha cercato, con la forza, di avere rapporti vaginali con una terza persona, l’imputato ha forzato una terza persona a un contatto sessuale; l’imputato rapito una terza persona; l’imputato ha costretto una terza persona al contatto sessuale senza consenso; l’imputato ha intenzionalmente e senza giustificati motivi, toccato i genitali ed altre parti intime di una terza persona, al fine di umiliare la persona e abusare di lei, e al fine di soddisfare i desideri sessuali dell’accusato.
Questi crimini sono stati commessi nelle seguenti circostanze: Il sottoscritto dichiara di essere stato informato da qualcuno conosciuto dall’ufficio del procuratore che l’ha accusato di 1) aver chiuso la porta della stanza e impedito la denunciante di lasciare questa sala, 2) di essersi seduto sul petto della denunciante, senza il suo consenso, 3) ha cercato di rimuovere con la forza i collant di questa persona e di toccarle i genitali con la forza, 4) costretto la bocca della denunciante a toccare il suo pene per due volte, 5) aver commesso questi atti usando la forza fisica.
"
Tutto questo sventolato per giori sul telegiornale delle 20h, con grande dettaglio, sotto gli occhi spalancati di genitori che rientrano dal lavoro, e di fronte a bambini terrorizzati che abbassano il loro naso sul loro piatto di minestra.

Lo shock culturale

Nessuno sa chi è il più traumatizzato: l’economista brillante che avrebbe salvato l’umanità dalla crisi finanziaria, viene improvvisamente ridotto al rango di criminale infame, o le persone che aspiravano al riposo e stavano pensando a scegliere un leader, e si vedono costrette ad osservare ancora una volta la violenza degli Stati Uniti.
A questo proposito, i francesi sono in cerca della scuse al sistema giuridico anglo-sassone che scoprono. Certo, avevano già visto queste parodie di giustizia nella serie televisiva, ma non hanno mai pensato che ciò fosse vero. E il sistema extragiudiziale, Guantanamo e le prigioni segrete, di cui non hanno mai voluto saperne. Alcuni commentatori hanno tentato di spiegare la durezza della polizia e del primo giudice come il desiderio di trattare allo stesso modo i potenti e i deboli. Eppure, tutti hanno letto le opere di famosi sociologi che dimostrano che in questo sistema iniquo il denaro regna, e la giustizia è di classe.
I francesi, inoltre, hanno accettato acriticamente le critiche anglo-sassone. Tutto questo è colpa della stampa francese, si poteva leggere, che non ha mai indagato sulla vita sessuale sfrenata di Strauss-Kahn, in nome del rispetto della sua privacy. Tuttavia, continuano i puritani, colui che seduce apertamente le donne, e anche la stampa, a volte sbandano, è un potenziale stupratore. "Chi ruba un uovo, ruba un bue!". Sulla copertina, Time Magazine presenta DSK e altri come lui, come un maiale. Nessuno ha rilevato che l’imputato era il direttore del FMI a Washington, da 3 anni senza che la stampa anglosassone, che impartisce lezioni, abbia indagato sui suoi presunti vizi occulti.
L’accusa aveva aperto il sospetto, tutti si ricordano, ma un pò più tardi, che nel 2002 DSK aveva cercato di abusare una bella giornalista, Tristane Banon. Quando lei aveva chiesto una intervista, era stata invitata in un appartamento privato, situato nel quartiere storico del Marais, a Parigi. Aveva accolto la giovane donna in un grande loft, privo di mobili ad eccezione di un letto. E siccome questa bellezza non cedeva al libertino, l’aveva picchiata.
Forse a New York, questa violenza aveva travolto l’uomo galante, e l’aveva trasformato in un criminale?
Nulla permette di immaginarlo, tanto più che DSK non è un celibe frustrato. E’ sposato con una star televisiva, Anne Sinclair, che era la giornalista favorita dai francesi, prima di abbandonare il suo lavoro per accompagnarlo nella sua carriera. I francesi l’hanno ritrovata al tribunale, quando Dominique Strauss-Kahn è apparso, ancora più bella e volitiva, nonostante gli anni in più. Nipote di un grande mercante d’arte, ha una fortuna familiare notevole. Senza esitare, è venuta da Parigi per pagare un milione di dollari di cauzione e offrire cinque milioni di dollari in garanzie bancarie aggiuntive. In quesl momento, questa donna di denari era pronta a cedere tutto per salvare il marito dalle grinfie laceranti della giustizia degli Stati Uniti. Era tanto più ammirevole. É lei che non si alterava per le sue buffonate, e che amava accompagnarlo alla Chandelle, un club per scambisti parigini.
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DSK, lo zimbello della farsa.
In ogni nazione degna di questo nome, non si sarebbe sopportato vedere una celebrità che puntava ad essere eletta presidente e incarnare il paese, apparire ammanettato tra i poliziotti dell’FBI e gettato nella parte posteriore di un’auto, come un delinquente, esposto in tribunale senza essersi potuto fare la barba. Probabilmente si sarebbe assediata l’Ambasciata USA, cantando inni patriottici. Non in Francia. Qui si ammirano troppo gli "americani". Li si contempla come il il coniglio è ipnotizzato dal cobra. Ed è difficile ammettere che non si è al centro del mondo, chese c’è complotto, non è nato sulle rive della Senna, ma sulle rive del Potomac.

Il sequestro

DSK è colpevole di stupro o è vittima di un complotto? Basta pensarci per risolvere la questione.
L’imputato avrebbe passato la notte con una ragazza squillo. Avrebbe violentato la cameriera al brunch della mattina, e poi presumibilmente è andato tranquillamente a fare colazione con sua figlia, una studentessa della Columbia University. Infine, avrebbe preso il suo aereo prenotato da alcuni giorni per incontrarsi con la Cancelliera Angela Merkel a Berlino. Era comodamente seduto in uno aereo della Air France, quando è stato arrestato, dieci minuti prima del decollo.
Secondo l’equipaggio, gli agenti del Nucleo vittime speciali (della serie Law and Order SVU [6]) non hanno chiesto ai loro omologhi dell’aeroporto di procedere all’indagine, ma hanno insistito nel farlo loro stessi, nonostante il rischio di arrivare troppo tardi. Per evitare che DSK non fosse preavvertito, hanno chiesto che si disturbassero i telefoni in quella zona dell’aeroporto, il tempo necessario al loro arrivo [7]. Tuttavia, tale interferenza non era responsabilità di una squadra normale. Questa è proprio una questione di sicurezza nazionale.
Quando l’indagato è stato preso in custodia, è stato escluso da qualsiasi contatto esterno se non con i suoi avvocati, come prevede la legge negli Stati Uniti. Ma quando la giudice Melissa Jackson l’ha preso in custodia, è stato nuovamente isolato dall’esterno. Senza motivo. Il fermo era stato spiegato necessario, perché il convenuto poteva fuggire in Francia, con la quale lo Stato di Washington non ha concluso alcun trattato di estradizione, e che ha protetto un altro imputato accusato di stupro, il regista Roman Polanski. Questa decisione non è stata presa per isolare l’imputato e impedirgli di influenzare i testimoni. Ma il giudice ha deciso di farlo rinchiudere a Rikers Island, una delle più grandi prigioni del mondo, con 14.000 detenuti, e uno delle più sordide. Un inferno sulla Terra. "Per la sua protezione", lo si è poi premiato con una camera singola e tenuto in isolamento.
Insomma, per 10 giorni, l’amministratore delegato del FMI è stato sequestrato. Per 10 giorni, il funzionamento delle istituzioni internazionali è stato bloccato per la mancanza della sua firma. Per 10 giorni, i problemi dell’euro e del dollaro, il crollo della Grecia, e molte altre questioni, sono rimasti in sospeso a causa del capriccio di polizia, giudici e guardie carcerarie.
Secondo la giurisprudenza degli Stati Uniti DSK, che non ha precedenti penali ed è domiciliato a Washington, non avrebbe dovuto essere tenuto in custodia cautelare, ma avrebbe dovuto essergli concessa la libertà. Probabilmente ha rapidamente analizzato la situazione. Attraverso uno dei suoi avvocati, è riuscito a mandare al FMI una lettera di dimissioni. Il giorno dopo, contro ogni previsione, un nuovo giudice ha aderito alla sua richiesta di libertà vigilata. Non era, infatti, più utile tenerlo in custodia poiché il FMI aveva recuperato la sua capacità di agire.
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Christine Lagarde saluta tutti coloro che hanno creduto alle promesse fatte da Washington al signor Zhou.
Christine Lagarde, Ministro francese dell’Economia, che ha fatto carriera negli Stati Uniti difendendo gli interessi del complesso militare-industriale [8], punta a succedere all’accusato nella direzione del FMI, nonostante le grida di sdegno di Russia e Cina.
In realtà, il secondo suo avvocato, Benjamin Brafman, non è venuto a vederlo in prigione e non ha partecipato alla seconda udienza. La star dei tribunali di New York si era recata precipitosamente in Israele. Ufficialmente per celebrare una festa religiosa in famiglia [9]. Ma per chiedere il suo onorario tasse, il signor Brafman non ha dovuto accontentarsi di accendere i fuochi del Lag Ba’omer, ma ha dovuto negoziare con il suo cliente.

Il progetto Zhou

Perché schierare dei mezzi hollywoodiani per bloccare il FMI per 10 giorni? Due risposte sono possibili, e possono essere collegate.
In primo luogo, il 29 marzo 2009, il governatore della banca centrale cinese Zhou Xiaochuan ha sfidato il predominio del dollaro come valuta di riserva. Deplorando che il progetto dell’economista John Maynard Keynes, di creare una moneta internazionale (il Bancor), non è stato raggiunto alla fine della seconda guerra mondiale, ha proposto di utilizzare i Diritti Speciali di Prelievo del FMI per giocare questo ruolo [10].
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Zhou Xiaochuan non ha detto la sua ultima parola.
Cedendo alle pressioni, gli Stati Uniti accettano la triplicazione delle risorse del FMI e il rilascio, da parte del FMI, dei Diritti Speciali di Prelievo (DSP) del valore di 250 miliardi dollari, nel corso del vertice del G20 a Londra, del 2 aprile, 2009. Hanno anche accettato il principio di un Consiglio di Stabilità Finanziaria, cui saranno associati i grandi stati emergenti.
Questa idea è stata discussa al vertice del G8 a L’Aquila (Italia), l’8 luglio 2009. Spingendo il pedone più lontano, la Russia propose di non accontentarsi di una moneta virtuale, ma di stamparla. Dmitrij Medevedev, che aveva fatto coniare simbolicamente prototipi di questa moneta, ne mise alcune sul tavolo. Da un lato c’erano i volti degli otto capi di Stato e dall’altra la valuta, recava la scritta in inglese "Unity in Diversity" [11].
Il progetto è presentato agli esperti della Divisione Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite. Il loro rapporto, a cui partecipa il professor Vladimir Popov della New Economic School di Mosca, è studiato il 25 aprile 2010 in una riunione congiunta del FMI e della Banca mondiale [12].
Il processo dovrebbe concludersi oggi, 26 maggio 2011, in occasione del vertice G8 di Deauville (Francia). Il dollaro ha cessato di essere la moneta di riferimento sullo sfondo dell’insolvenza del governo federale degli Stati Uniti. Washington avrebbe rinunciato al finanziamento della sua superpotenza militare con il debito, per perseguire la propria ristrutturazione interna.
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Il dinaro libico, la prima (e ultima?) valuta nel mondo garantita dall’oro e dai Diritti Speciali di Prelievo del FMI. Nel 2000, il colonnello Gheddafi aveva sognato di creare una moneta pan-africana basato sull’oro, ma non era giunto a fare avanzare la sua idea. Sempre nel 2009, si era spontaneamente impadronito del progetto Zhou e l’aveva unilateralmente adattato al suo paese.

Il granello di sabbia

Purtroppo, durante gli ultimi mesi di questo processo, le iniziative politiche e militari hanno sconvolto questo piano. Alcuni stati, tra cui Russia e Cina, sono stati truffati. L’arresto di DSK dimostra che Washington ha agito in mala fede e che le sue concessioni miravano a guadagnare tempo.
Anche se i dettagli esatti dell’idea progettata da Dominique Strauss-Kahn di creare questa nuova valuta di riserva sostenuta dai Diritti Speciali di Prelievo del FMI sono segreti, sembra che la Libia stesse giocando un ruolo chiave: a titolo esperimentale, la Banca Centrale della Libia era la primo a decidere di basare la propria valuta, il dinaro, sull’oro e poi sul DSP. La cosa è tanto più importante poiché la Libia ha un fondo sovrano tra i meglio dotati del mondo (è anche un po più ricco di quello della Russia).
Tuttavia, entrando in guerra contro la Libia, Francia e Regno Unito hanno congelato teoricamente i beni non solo della famiglia Gheddafi, ma dello Stato libico. Peggio, Parigi e Londra hanno inviato dei dirigenti della banca HSBC a Bengasi, per creare una Banca Centrale dei ribelli della Libia e tentare di sequestrare dei beni nazionali [13]. Senza che si sappia se Nicolas Sarkozy e David Cameron si siano lasciati rapire dal loro potere o abbiano agito su istruzioni dai loro mandanti a Washington, il fragile edificio progettato da Dominique Strauss-Kahn è crollato.
Secondo i nostri contatti a Tripoli, al momento del suo arresto, DSK stava partendo per Berlino per trovare una soluzione con la Cancelliera Angela Merkel. Doveva poi partire con un emissario della Merkel per negoziare con i rappresentanti del colonnello Gheddafi, e forse con lui direttamente. La firma del leader libico era necessario per sbloccare la situazione.
Vi è ora una guerra finanziaria di proporzioni senza precedenti: mentre la situazione economica degli Stati Uniti vacilla e il dollaro potrebbe facilmente diventare carta straccia, l’accordo approvato al G8 e al G20, attuato dal FMI in coordinamento con la Banca mondiale e la comunità bancaria internazionale di cui DSK era il campione, è sospeso. Il predominio del dollaro è intatto anche se più artificiale che mai; questo dollaro che gli stati emergenti volevano relativizzare, ma su cui il complesso militare-industriale israelo-statunitense consolida il proprio potere.
In questo contesto chi è un uomo d’onore?

da voltairenet.org Traduzione di Alessandro lattanzio

[1] «Dominique Strauss-Kahn, l’uomo "Prezzemolo" del FMI», Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 5 ottobre 2007.
[2] «Operazione Sarkozy : come la CIA ha piazzato uno dei suoi agenti alla presidenza della Repubblica francese», Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 19 luglio 2008.
[3] «La NED, vetrina legale della CIA», Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 6 ottobre 2010.
[4] «Le German Marshall Fund, un reliquat de la Guerre froide?», Réseau Voltaire, 5 ottobre 2004.
[5] «Quel che non sapete del Gruppo Bilderberg», Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 9 aprile 2011.
[6] Serie televisiva di Dick Wolf per la NBC, trasmesso in Italia con il titolo di Law & Order: Unità vittime speciali.
[7] «Les derniers mots de DSK avant son arrestation», Michel Colomès, Le Point, 19 maggio 2011.
[8] «Avec Christine Lagarde, l’industrie US entre au gouvernement français», Réseau Voltaire, 22 giugno 2005.
[9] «Strauss-Kahn’s lawyer to Haaretz: Former IMF chief will be acquitted», par Chaim Levinson, Haaretz, 22 maggio 2011.
[10] «La Cina inizia ad allontanarsi dal dollaro», Rete Voltaire, 22 Maggio 2009
[11] «La Russie et la Chine proposent une monnaie commune globale», Réseau Voltaire, 11 luglio 2009.
[12] «Plan de réforme du système financier international» (Estratto del rapporto «World Economic and Social Survey 2010: Retooling Global Development»), Christina Bodouroglou, Nazrul Islam, Alex Julca, Manuel Montes, Mariangela Parra Lancourt, Vladimir Popov, Shari Spiegel e Rob Vos Réseau Voltaire, 6 luglio, 2010.
[13] «La rapine del secolo: l’assalto dei volontari ai fondi sovraini libici» e «Dietro l’attacco alla Libia: le strategie della guerra economica», Manlio Dinucci, Rete Voltaire, 22 aprile e 2 maggio 2011.

lunedì 9 maggio 2011

I Cavalieri di Malta, il Vaticano, La Monsanto e l'avvelenamento di massa


Il Cavaliere di Malta di John F.
Queeny: Fondatore della Monsanto
 Secondo il Conte di Venezia, John Francis Queeny, fondatore della Monsanto Company, era un Cavaliere di Malta. il Cattolico irlandese-americano Queeny (1859-1933) fondò l'azienda nel 1901 all'interno della roccaforte dei Gesuiti di S. Lewis, che ospita la Saint Louis University del Papa Nero dal 1818. Questo è lo stesso anno in cui JP Morgan, Cavaliere Papale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, fondò la US Steel Corporation e nel 1911 avrebbe nominato il Cavaliere di Malta John A. Farrell come suo presidente. Interessante: Queeny, Morgan e Farrell erano tutti dei malvagi Bianchi Gentili servi del Papa, nessun ebreo nel mix!
Con sede a Creve Cour, nel Missouri, la Monsanto è diventata un mostro del male, distruggendo la salute e l'ambiente delle persone "eretiche e liberali" Bianche Anglo Sassoni Protestanti e Battiste del Nord America, prese così di mira, in conformità della controriforma del Concilio di Trento del Papa Nero. La Monsanto è la principale produttrice mondiale del diserbante "Roundup", oltre a produrre il 90% dei semi geneticamente modificati a livello mondiale. Produttrice un tempo degli ormai fuorilegge DDT e Agente Orange durante la guerra del Vietnam diretta dalla CIA del Cardinale Francis Spellman, lMonsanto ha forti legami con la Compagnia Walt Disney, che ha avuto sostegno finanziario dalla Bank of America dell'Ordine, che fu fondata nel 1904 nella San Francisco governata dai gesuiti dall'italo-americano Cavaliere di Malta Cattolico Romano Amedeo Giannini. Disney possiede l'ABC Television Network e il suo direttore emerito è Roy Disney (fratello del compianto Walt Disney) che fu inserito nei Cavalieri di San Gregorio nel corso della stessa cerimonia con il proprietario di Fox News Rupert Murdoch. Interessante: ABC e Fox sono entrambe controllate da Roma attraverso i fratelli Cavalieri dell'Ordine di San Gregorio! Si potrebbe dire molto di più, ma si può essere sicuri che i Cavalieri di Malta, insieme ad altri ordini papali, governano da Wall Street l'economia monopolistica del "Sacro Romano" Cartello Corporativo-Fascista-Socialista-Comunista Impero Americano del 14° Emendamento, Monsanto inclusa. Per il quadro completo, vedere "Satanic Businness Empire" di Fred Parsons.

giovedì 5 maggio 2011

I QUATTRO CAVALIERI DIETRO LE GUERRE USA PER IL PETROLIO

DI DEAH HENDERSON Globalresearch.ca

Mentre gli Americani vengono derubati alla pompa di benzina, Exxon Mobil registrerà questa settimana un incremento del 60% nei suoi profitti netti del quadrimestre, arrivando a 10 miliardi di dollari. Royal Dutch/Shell avrà invece un 30% d’aumento.
Nel 1975 lo scrittore britannico Anthony Sampson utilizzò il termine ‘Le Sette Sorelle” per indicare, per mezzo di un nome collettivo, un ombroso cartello petrolifero che, nel corso della sua storia, è riuscito a eliminare tutti i suoi competitori e a controllare le risorse petrolifere mondiali. La definizione di Sampson, le ‘Sette Sorelle’, venne però prima pronunciata dal dirigente petrolifero italiano Enrico Mattei.

lunedì 18 aprile 2011

La bugia della scarsità delle risorse: è solo volontà


Quasi tutti i giorni si sente affermare nei media che “le risorse naturali sono scarse”, che non c’è abbastanza cibo, petrolio e materie prime per tutta la popolazione del mondo: siamo già in troppi, dicono.
E sono già almeno 20 anni che si sostiene in particolare che il petrolio stia per esaurirsi, e che non è sufficiente per un tenore dignitoso per tutti: occorrerà in futuro estrarlo dalle sabbie, e sarà ancora più costoso. Anche Al Gore ha sostenuto per anni la scarsità delle risorse, ancora recentemente a Current TV.

Ma siccome negli ultimi anni sono stati scoperti enormi giacimenti in Sud America e altrove, ora nei media si sente sempre più spesso affermare che la penuria di petrolio è prodotta dall’affacciarsi di 2 miliardi di persone al consumo, specie Indiani e Cinesi. E comunque che i nuovi giacimenti scoperti sono sempre meno, come a riaffermato Al Gore.

mercoledì 13 aprile 2011

Quel che non sapete del Gruppo Bilderberg

di Thierry Meyssan*
Per diversi anni, s’è diffusa l’idea che il gruppo Bilderberg sia un governo mondiale in embrione. Avendo avuto accesso agli archivi di questo club molto segreto, Thierry Meyssan dimostra che questa descrizione è un diversivo usato per mascherare le vere identità e funzione del Gruppo: il Bilderberg è una creazione della NATO. Mira a convincere i leader e attraverso di loro, a manipolare l’opinione pubblica, per farla aderire ai concetti e alle azioni dell’Alleanza Atlantica.



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Prima riunione del gruppo presso il Bilderberg Hotel (1954)

lunedì 14 febbraio 2011

ELBARADEI: L'UOMO DI SOROS AL CAIRO

DI MAIDHC O CATHAIL
maidhcocathail.wordpress.com

In un articolo del Washington Post del 3 febbraio intitolato “Perché Obama deve agire bene in Egitto”, George Soros ha scritto che il presidente degli USA aveva “molto da guadagnare mettendosi in prima fila e prendendo le parti della richiesta pubblica di dignità e democrazia.” Malgrado la ragionevolezza del suo parere, le esperienze del passato suggeriscono che l’hedge fund manager di origine ungherese abbia lui stesso qualcosa da guadagnare dal cambiamento di regime del Cairo.

venerdì 11 febbraio 2011

Rivoluzione d’Egitto – Distruzione creativa per un “Grande Medio Oriente”?

Fonte: http://globalresearch.ca/PrintArticle.php?articleId=23131
Velocemente sulla scia del cambiamento di regime in Tunisia, s’è alzato il movimento di protesta popolare lanciato il 25 gennaio contro l’ordine radicato di Hosni Mubarak in Egitto. Contrariamente all’impressione coltivata con cura secondo cui l’Amministrazione Obama sta cercando di mantenere l’attuale regime di Mubarak, Washington, infatti, sta orchestrando i cambiamenti di regime egiziano e regionali, dalla Siria allo Yemen, alla Giordania e ben oltre, in un processo cui alcuni si riferiscono come “distruzione creativa”.
Il modello per tale cambiamento di regime sotto copertura è stata sviluppata dal Pentagono, dalle agenzie di intelligence degli Stati Uniti e dai vari think-tank come la RAND Corporation. nel corso di decenni, a partire dalla destabilizzazione del maggio 1968 della Presidenza de Gaulle in Francia. Questa è la prima volta dal cambiamento di regime sostenuto dagli USA in Europa orientale, circa due decenni fa, che Washington aveva avviato con operazioni simultanee in molti paesi di una regione. Si tratta di una strategia che nasce dalla disperazione e certo non è senza rischi significativi per il Pentagono e per l’agenda a lungo termine di Wall Street. Cosa ne risulterà per i popoli della regione e per il mondo, non è ancora chiaro.
Eppure, mentre il risultato finale della sfida delle proteste di piazza al Cairo e in tutto l’Egitto e il mondo islamico non è chiaro, le grandi linee di una strategia occulta degli Stati Uniti sono già chiare.
Nessuno può mettere in discussione le motivare genuine rimostranze di milioni di persone scese per le strade, a rischiare la vita. Nessuno può difendere le atrocità del regime di Mubarak e la tortura e la repressione del dissenso. Nessuno può contestare l’aumento esplosivo dei prezzi alimentari, ad opera degli speculatori di materie prime di Chicago e Wall Street, e la conversione dei terreni agricoli americani per la folle coltivazione del mais per l’etanolo combustibile, che ha fatto schizzare i prezzi del grano. L’Egitto è il più grande importatore di grano al mondo, in gran parte dagli Stati Uniti. I futures del grano di Chicago sono aumentati di uno sbalorditivo 74% tra giugno e novembre 2010, portando ad un inflazione dei prezzi alimentari egiziani di circa il 30%, nonostante i sussidi governativi.

giovedì 3 febbraio 2011

CITALOPRAM

Aggiornamento Il Più Grande Crimine 9

DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

CI voleva una sosta alle tre del mattino in un Fini grill lungo un’autostrada italiana. Nevica, ho fame, non c’è anima viva. Ed è qui, sotto al neon di questo banale luogo, che capisco quello che finora non mi era arrivato, che capisco quanto abbia vinto il Vero Potere, e quanto finita sia l’era plurisecolare dei popoli protagonisti del loro destino. Spiacente, le notizie sono pessime, ma quanto segue è fondamentale per un solo motivo: vivere e morire sapendo cosa accade. Almeno quello.

Ci sono due dipendenti dietro al banco, lui non è di queste parti, lo si vede lontano un miglio, ma è italiano. Lei, sempre italiana, è una copia un po’ sottolivello di Julia Roberts, ma accidenti che somiglianza. Mangia una burrella mentre pulisce un forno, io ordino un panino alla cotoletta di pollo. La musica è orribile, una specie di techno plasticata made in China, eppure devo a quei suoni dementi l’innesco della mia conversazione coi due. “Ma non diventate scemi con sta colonna sonora?” Lui: “Gli tirerei una bomba”, e ride. “E spegnerla?” incalzo, mentre con lo stesso fiato gli ricordo che il panino me lo deve scaldare bene, giusto quanto basta a non mangiare un pane caldo e una cotoletta gelida. Lui “La musica, la mettono su in ufficio, e non abbiamo le chiavi… un’altra gentilezza per noi in sto bel lavoro”.

Flash back di 200 anni. In Europa furoreggiavano le idee di Thomas Robert Malthus, un economista che si occupò di teoria del valore del lavoro (prima di Marx). Pensava, questo gentleman, che la soluzione per i problemi dei lavoratori di allora, una massa di schiavi poco sopra l’animalità nella sussistenza, era di decimarli di fame, malattie, stenti vari, per compassione. Non scherzo. Egli aveva formulato una teoria (del tutto fantasiosa) secondo la quale la crescita della popolazione era geometrica, mentre quella dei beni alimentari era aritmetica, per cui non ci sarebbe mai stato da mangiare a sufficienza per garantire benessere a tutti. Allora che fare? Bè, disse Malthus, se la plebe viene accudita con sanità, igiene, abitazioni decenti e salari minimi essa figlierà di più, crescerà di numero a fronte di beni alimentari insufficienti e farà la fame ancor peggio. Per cui compassione vuole, declamò l’economista, che rimangano come stanno e si auto riducano decimandosi nella miseria e nella malattia, soffriranno di meno. Voilà. Non è uno sketch noir di Aldo Giovanni e Giacomo, non accadeva sotto Attila l’Unno. E’ tutto vero e lo possiamo datare solo due vite consecutive di due centenari fa, in piena Europa civilizzata, non in Mongolia sotto un re pazzoide. Ma quei lavoratori ce l’hanno fatta, cioè in quelle condizioni inimmaginabili e con un Potere incomparabilmente soverchiante che trovava plausibile simili idee, seppero ribaltare la propria storia, in un’epica di coraggio che nessuno scrittore potrà mai rendere su carta. Attenzione, oggi un operaio di Pomigliano che decidesse di imitare quegli eroi di 200 anni fa rischierebbe il licenziamento, un sacco di problemi economici pesanti, anche disperazione per la ricerca di un altro lavoro, chiuso nel suo appartamentino, forse con un aiuto dalla famiglia o forse no, la sera al bar depresso giustamente. Il suo omologo ai tempi di Malthus sapeva che il pegno per la ribellione al Potere era di essere pestato dai gendarmi fino a spaccargli femori, clavicole e cranio, e se sopravviveva crepava poi in una cella fetida, il corpo spariva in una fossa di calce viva, sua moglie e i suoi bambini rimanevano nei tuguri fra i maiali e i cani a morire di fame, lei non avrebbe superato i trent’anni fra tubercolosi e setticemie, i bimbi sarebbero o morti di freddo una notte, oppure dovevano essere venduti a una compagnia mineraria a lavorare. Fine della ribellione dell’operaio. Questo gli sarebbe toccato, a lui e ai suoi pari, cioè pene atroci lungo la breve strada delle perdita della loro vita che si trascinava dietro, sempre fra pene incalcolabili, quella di chiunque essi amassero di più. Ma non si fermarono. Ho scritto ciò affinché nessuno osi argomentare l’usuale cretinata secondo cui quegli uomini e quelle donne seppero agire contro il Potere perché “non avevano nulla da perdere”, ovvero la pietosa scappatoia retorica di chi non ha le palle per vedere che razza di patetici vigliacchi siamo diventati 200 anni dopo quegli esempi eccezionali. Patetici vigliacchi incapaci di pagare alcun prezzo per il cambiamento.
Il panino è rovente, colpa mia. Mi parte una curiosità. Di questi tempi in cui mi occupo del piano settantennale di deflazione degli stipendi voluto dal Vero Potere, cosa guadagna un tizio che lavora in un Fini grill? Glielo chiedo. Dapprima i due esitano presi in contropiede dalla domanda, e tergiversano con battute scontate. Allora li aggiro ai fianchi e riparto con le ore di lavoro: part time? Full time? Determinato o indeterminato? Salta fuori che lei è part, lui è full con 40 ore, entrambi determinato. “Insomma, dai, siete contenti per la paga?”. Li ho scaldati quanto basta e mi dicono no, secco. “Ma siete sopra o sotto i mille?” Lui mi guarda e io scruto la risposta negli occhi, forse mi dice una buona cifra, non ha la faccia di uno che becca mille miseri euro al mese: “Meno di mille, a conti fatti”. Rinculo. Eh? Lei: “Sai cosa vuol dire? Macché fare un mutuo, io non ce l’ho fatta neppure a farmi dare un cellulare a rate”. A lui in realtà danno qualche spicciolo più dei mille, ma il rimborso di benzina e autostrada è una miseria forfettaria, e così finisce che in tasca gli arrivano i due zeri e non i tre. Ok, penso, sono elementi perfetti, ora gli racconto tutto. Questo è un test importantissimo per me, e lo è perché sarà il cinquecentesimo che faccio di questo tipo, e vediamo se andrà come gli altri. Io, il comunicatore attivista, sono qui di fronte all’Italia, perché questa è l’Italia vera, e ora io sono il giornalista che sperimenta live come trasmettere il disvelamento del Potere a due sue vittime, ovvero come esso li ha aggirati, annichiliti e fottuti. Non c’è Facebook di mezzo, non ci sono i blogghettari di mezzo, non godo qui dell’esenzione stracomoda di chi affida le sue illuminate parole a un popolo fantasma di lettori che non avrà mai di fronte. Non sono al dibattito col pubblico dei sessanta cittadini – cioè il drappello dello 0,1% degli italiani di Repubblica, il Manifesto, Comedonchisciotte, David Icke e bla bla. Ok, questi sono l’Italia vera. Parto, anche se sto panino mi sta ustionando.
Prima cosa che gli dico è che mi occupo di economia, la seconda è che i loro guai vengono da lontano, che c’è un motivo preciso per cui sono a meno di mille al mese, che quella risicata paga non è affatto una necessità economica giustificata dalla crisi. Julia Roberts fa subito la donna media, e questo mi dispiace tantissimo. Cioè, con la faccia inconfondibile del ‘io di politica non capisco niente’ si stacca dalla conversazione e va a fare altro con in mano una scatola di Pocketcoffee da sistemare. Lui invece mi segue. Continuo, ora gli devo spiegare come accade che il circolo vizioso del wage deflation, produca investment deflation, che causa disoccupazione, che causa il fenomeno marxiano della reserve army of the unemployed, che scatena altra wage deflation, che porta a una competizione al ribasso dei salari e che porta dritto al loro stipendio, il tutto nel disegno neomercantile e neoagrario che il Vero Potere ha imposto agli Stati, senza parlare della folle parabola del asset price inflation che ha soffocato l’economia produttiva a favore del pension fund capitalism, con l’aggravante della perdita della sovranità monetaria, cioè il disastro dell’euro, coi suoi responsabili occulti sparsi fra Trilaterale e Bilderberg, cioè ancora il fatto che oggi lo Stato non può assolutamente più spendere a deficit per rimediare ai sopraccitati disastri creando net financial assets che aiuterebbero proprio quelli come lui, ecc. ecc. Ok. Tutto questo astruso costrutto è assolutamente necessario spiegare, al fine di dargli gli strumenti per capire chi e cosa veramente lo sta fottendo, perché se non conosce chi è il vero nemico del suo reddito e come si muove non potrà mai cambiare nulla.
So bene che non posso fare tutto ciò nel tempo di un panino già a metà, ma so che devo almeno iniziare a trasmettere il primo mattone, o forse il secondo, per aprirgli la prima consapevolezza da cui poi partire. Lo farò in parole veramente chiare, esempi chiarissimi che ho in mente da mesi, ok, ora lo faccio. Pronti, via.
Paolo Barnard, bla bla bla…. Lui “Eh, sì, l’Europa, sì, ma cosa fa lo Stato per me eh? Eh?”. P.B., no, guarda aspetta, lo Stato qui non c’entra più nulla, bla bla bla… Lui: “E Craxi? Eh? Quanto mi ha rubato a me Craxi? Perché tu dici del debito, ma l’ha fatto Craxi il debito pubblico, e se quei soldi li davano a noi per lavorare…” (questo è vittima di Travaglio, ecco i danni che fa quell’ignorante, nda). P. B., Craxi non c’entra, e Tangentopoli ha sottratto al massimo l’1% del PIL di allora, bla bla bla… Lui: “Ma senti un po’, tu sai cosa si prende lo Stato per il mio stipendio? Si prende altrettanto, cioè io prendo mille e lui si prende mille di tasse. Allora, se invece si prendesse 500 e il resto lo desse a me…” P.B., giusto, ma oggi abbiamo l’euro e le tasse non le possono più calare, sai perché? Perché Tremonti l’euro lo deve prendere in prestito dai privati bla bla bla… E lui di seguito con la storia di cosa spendono per le auto blu, per la Casta, e se torniamo alla lira poi c’è l’inflazione, e guarda l’America che ha moneta sovrana ma sta a pezzi, ma poi sono le banche che ci mangiano sopra… Io: sì, in parte è vero, però, no quello no, aspetta ti ho appena detto quella cosa lì, ripeto, capisco che ti hanno sempre detto così e cosà, ma bla bla bla… bla bla bla… e giù esempi, esempini, due più due, tre più tre, fino alla resa, perché lui mi sta seguendo sempre di meno, e non siamo neppure arrivati ad acquisire il primo concetto, che era che il governo oggi non c’entra più nulla col suo stipendio. Neppure questo è passato. Infatti il volenteroso uomo che ha accettato di ascoltarmi, sicuramente più che intellettivamente sveglio, mi sdogana con un bel “tanto era così con mio padre, ci rubavano in tasca, ed è così oggi con me, non cambia niente, va là…”. Gli dico: “Senti, ti va di leggere un paio di cose con calma per capire meglio?”. Ripete: “Non cambia niente, va là…”. Sipario.
Esco, nevica. E mi si apre il cielo, un cielo nero. Le altre 499 volte sono finite tutte così. Cioè sono finite con la persona che mi fa capire con assoluta chiarezza che l’ammontare delle cose da sapere per capire, dunque per agire sulla causa, è troppo, è troppo specialistico. Non ha tempo, non ha l’energia, non ha l’abitudine mentale, non può farcela a comprendere. NON PUO’. Punto. E sono mesi che ricevo email da tutta l’Italia scritte da ragazzi o lavoratori che mi dicono sempre la medesima cosa: “Ci proviamo a spiegare, ma li perdiamo per la strada… ci sbadigliano in faccia… ci danno del matto… insultano Berlusconi”.
Sono in auto, mi chiamo Paolo Barnard, nel settembre del 1989 sognai che il mio mestiere poteva cambiare le cose, e che io sarei stato uno di quelli che lo avrebbe permesso, io, parte del drappello degli attivisti per Un Mondo Migliore. Quello che ho fatto in 22 anni, cioè la quantità di iniziative, non è neppure raccontabile, per il semplice motivo che me ne ricordo un terzo, sono troppe. A metà percorso compresi che il Potere non stava dove tutti credono che stia. Ok, avrei diretto i cittadini al posto giusto. Poco dopo compresi cosa il Potere aveva fatto ai cittadini contemporanei, li aveva tutti paralizzati, veri zombie ambulanti incapaci, primi nella storia dell’umanità, di agire per cambiare il loro tempo. Ok, avrei trovato l’antidoto. Stanotte, nel parcheggio di questo Fini grill sotto la neve bagnata, con il parabrezza che piange lacrime di acqua a rivoli grossi come un dito sullo sfondo di un cielo nero stellato solo dalle luci dei piloni, capisco cosa veramente ci ha battuti e perché io sono del tutto inutile: le cose da sapere per cambiare veramente la nostra storia sono troppe, troppo specialistiche, e la gente non ha il tempo, non ha l’energia, non ha l’abitudine mentale, non può farcela a comprendere. Ma se non comprende, perderà sempre, non c’è via d’uscita da questo.
Capisco che dietro al piano nascosto del Vero Potere per annientare Stati, leggi e cittadini partecipativi, e che credevo fosse il muro contro cui finiva il suo cunicolo di intrighi, vi è un’altra idea. Cioè esiste in realtà un altro muro, che forma un’intercapedine nascosta entro la quale vive quell’idea, e non me n’ero reso conto. Ora la vedo, e mi stordisce talmente che non avvio neppure il motore dell’auto nonostante il gelo. Seguo solo le lacrime d’acqua sul parabrezza.
Mi torna alla mente la frase di Giuliano Amato, quando al Centro per la Riforma Europea di Londra, il 12 luglio del 2007, commentò il Trattato di Lisbona, che è quella Carta-Colpo di Stato che ha sottratto la democrazia a milioni di europei senza che nessuno ne sapesse nulla. Disse il ‘Dottor Sottile’: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile… “. Ecco, questa è l’idea custodita in quella intercapedine, il fondo del male. Significa che il Vero Potere ha lavorato per rendere impossibile alla quasi totalità degli esseri umani capire come fa ciò che fa, perché il Potere sa che se non lo capiamo non potremo mai agire per combatterlo. Ovvero: a noi arrivano le conseguenze strazianti del suo volere – l’erosione dei diritti, la massificazione della povertà, la sottrazione totale della nostra autodeterminazione sul lavoro, nella salute, sul nostro destino entro la breve vita che abbiamo – ma ci ha reso di fatto impossibile comprendere da dove ci arrivano quei mali facendoli scaturire da percorsi talmente intricati da essere sia inspiegabili che incomprensibili al 99% di noi. “Fu deciso che il documento fosse illeggibile… “, cioè non l’avrebbero compreso i politici, tanto meno i cittadini, e chiunque si fosse arrangiato per spiegarlo sarebbe stato accolto con incredulità, noia, irritazione, o come un folle, da parte di persone per le quali è tutto troppo specialistico e non possono farcela a comprendere. Punto. Come i due dipendenti del Fini grill che ho alle spalle ora.
Ma state capendo la portata di questo? Sapete cosa significa in pratica? Significa che anche se mai venisse quell’immaginario giorno in cui milioni di esseri umani – precedentemente intontiti come zombie che vagano nell’Esistenza Commerciale e nella Cultura della Visibilità massmediatica – si svegliassero e in numeri sempre maggiori tornassero a partecipare, a reclamare, a saper pagare i prezzi della rivoluzione…  anche mai accadesse una tale immaginaria cosa, tutto sarebbe comunque vano, non scalfirebbe in modo significativo il Vero Potere, perché tutta quella massa umana attiva marcerebbe contro gli obiettivi sbagliati, non avendo mai potuto comprendere da quali intricati meandri proviene il loro male. In un esempio immediato: anche se l’uomo cui ho appena parlato al Fini grill si trasformasse magicamente in un attivista senza paura e decidesse domattina di scagliarsi anima e corpo a reclamare un salario decente, finirebbe a stremarsi contro l’insignificante governo, contro l’impotente Tremonti, o contro le fandonie sulle tasse, sul debito dello Stato, o magari per ottenere l’inutile bolla di sapone del federalismo fiscale. Passerebbe anni a dare la sua vita per nulla. Il Vero Potere, indisturbato, rimarrebbe saldo al comando.
Il Vero Potere ha colpito ogni aspetto della nostra vita, ma non lo ha fatto con una manovra semplice, diretta, visibile, tale cioè da poter essere capita da quasi tutti e combattuta. Lo ha fatto costruendo meccanismi immensamente complicati, scatole cinesi impossibili da seguire, piazzandoci davanti agli occhi responsabili fasulli come fossero fantasmi di borotalco, e nascondendo la vera origine dei mali dietro a labirinti che quasi nessuno fra i cittadini è in grado di percorrere – cioè di capire o di spiegare agli altri –  per arrivare a colpire quella origine.
Il bracciante europeo contemporaneo di Malthus, o quelli della rivoluzione industriale ottocentesca, i nostri contadini dei latifondi meridionali che sono giunti fino all’incomparabile dipinto che ne ha fatto Ignazio Silone, tutti questi miserabili dei secoli scorsi, avevano di certo immensi svantaggi rispetto a noi, e li ho descritti prima. Ma un vantaggio avevano, ed era d’importanza capitale: l’origine dei loro mali era elementare da comprendere, era alla luce del sole e composta di strutture semplici, tanto esse erano arroganti e sicure della propria invincibilità. Per chi sputava i polmoni sotto ciminiere infernali e a tavola trovava una polenta scondita con attorno cinque faccine luride e affamate; per chi lavorava i campi con metodi cavernicoli e un giorno al mese doveva aspettare fuori dalla porta del padrone al freddo fino al momento in cui egli si degnava di aprirgli per strappare dalle sue mani ogni singolo profitto del suo lavoro; per l’uomo che doveva mordersi l’anima e prestare la moglie alle luride richieste del prete del villaggio perché se quel porco non lo certificava come buon cristiano i padroni non l’avrebbero mai assunto… per tutti questi era chiaro chi fosse il Vero Potere, come agiva e i percorsi per strappargli le rivendicazioni; chiaro come un buco al centro del sole. Bastava alzare lo sguardo, non ci si sbagliava. C’era un obiettivo – smettere di morire da schiavi; un nemico – il padrone, il latifondista, il prete; c’era un unico scontro frontale sulle ali delle idee della giustizia sociale, anch’esse semplici come il pane. Così poterono arrivare ai gangli del loro male, e cambiare la loro storia. Il Vero Potere ha imparato quella lezione. Eccome che l’ha imparata.
Se prima, per renderti schiavo e senza diritti, gli occorreva un titolo d’autorità, un capitale, i gendarmi, e poco altro, oggi per arrivare a sostanzialmente lo stesso risultato (in rapporto alla modernità ovviamente) si sono inventati percorsi che assomigliano al districarsi fra i 178.243 cavi del collisore di particelle di Ginevra. Ma con la diabolica abilità di farci apparire come fonte del male le stesse semplici strutture di una volta: il governo, i padroni, la polizia, e poco altro. E siamo all’epilogo.
Vorrei accendere il motore della mia auto, veramente vorrei non aver pensato. Fra un’ora sarò a casa, davanti al mio pc, io, uno del gruppo di quelli che voleva Un Mondo Migliore. E adesso? Tu che vivi l’alienazione di questo sistema, tu per cui ho scritto dall’agosto del 2010 Il Più Grande Crimine con questi nove aggiornamenti, tu che sei di quelli della vera Italia del lavoro a rotoli, della sanità opzionale, delle scuole nel burrone… a te cosa dico adesso? Posso forse dirti che con una pinza, un cacciavite e ‘olio di gomito’ potremo cambiare i circuiti dei megaprocessori di Ginevra che ci controllano? Non posso, è impossibile. Dovrei fermarti una sera al ritorno dal tuo lavoro al Fini grill e condurti attraverso le settemila pagine dei manuali informatici necessari a capire e a combattere quella macchina infernale. Tu, stremato dai panini, dalla musica techno di plastica, e dalla sfiducia, mi manderesti a quel paese. E come te i milioni di altri. Eppure senza quello studio non si ferma neppure una lucina di un led in quel mostro di cavi e circuiti.
Hanno vinto loro, lo dico con immensa serietà. Quella intercapedine, quella idea… che incredibili bestie che sono stati. Li ammiro da un certo punto di vista, la perfezione del male suscita ammirazione per la sua immacolata forma senza errori.
Sarò ancora davanti a questo pc a scrivere altri aggiornamenti sul Più Grande Crimine, per due motivi: primo, perché l’ho visto e una volta visto non posso staccarmene. Secondo, perché devo lottare contro la depressione, e il Citalopram non lo prenderò mai più. Non funziona.
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=206
1.02.2011

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